Si sono aperti a Londra colloqui commerciali di alto livello tra Stati Uniti e Cina, con l’obiettivo di de-escalare la guerra commerciale in corso tra le due maggiori economie del mondo. Le discussioni, tenutesi a Lancaster House, hanno coinvolto una delegazione statunitense di alto livello, incluso il Segretario al Commercio, e rappresentanti cinesi guidati dal Vicepremier He Lifeng.
Tra i punti chiave all’ordine del giorno figurano le esportazioni cinesi di terre rare – fondamentali per le tecnologie avanzate – e l’accesso reciproco ai beni statunitensi, in particolare i microchip. Questo segue una tregua temporanea concordata il mese scorso, successivamente contestata da entrambe le parti per presunte violazioni dell’accordo.
I negoziati sono stati preceduti da una telefonata tra i presidenti Trump e Xi, descritta dal presidente Trump come “molto buona” e che ha portato a una “conclusione positiva” per entrambi i paesi, secondo Trump. Xi avrebbe esortato gli Stati Uniti a revocare le proprie “misure negative” contro la Cina.
Sebbene i colloqui di Ginevra abbiano ridotto le tariffe, rimangono questioni irrisolte, in particolare per quanto riguarda il dominio della Cina nelle esportazioni di terre rare, essenziali per varie industrie, e le restrizioni statunitensi all’accesso cinese a semiconduttori e tecnologie relative all’intelligenza artificiale.
La partecipazione del Segretario al Commercio è considerata significativa, dato il suo ruolo nell’implementazione di rigorosi controlli sulle esportazioni di tecnologia. Swetha Ramachandran, una gestrice di fondi Artemis, ha sottolineato l’importanza delle terre rare, con la Cina che controlla il 69% della produzione globale, suggerendo un possibile percorso verso risultati reciprocamente vantaggiosi.
Oltre al Segretario al Commercio, partecipano agli incontri di Londra il Segretario al Tesoro e il Rappresentante per gli scambi commerciali statunitensi. La guerra commerciale, iniziata dalle tariffe di Trump su varie importazioni, con la Cina che ha subito il peso maggiore, è degenerata in un aumento reciproco delle tariffe, raggiungendo il picco del 145%.
I colloqui di maggio in Svizzera hanno prodotto una tregua temporanea, riducendo le tariffe statunitensi sulle merci cinesi al 30% e le imposte cinesi sulle importazioni statunitensi al 10%, con la promessa di rimuovere le barriere sui minerali critici. Tuttavia, entrambe le parti si sono successivamente accusate a vicenda di aver violato gli impegni non tariffari.
Gli Stati Uniti sostengono che la Cina non ha completamente allentato le restrizioni sulle esportazioni di magneti a terre rare, mentre la Cina cita azioni statunitensi come le restrizioni sulle vendite di software di progettazione di chip alle aziende cinesi, gli avvertimenti contro l’utilizzo di chip Huawei e l’annullamento di visti per studenti cinesi. Sebbene la Cina abbia annunciato l’approvazione di alcune licenze di esportazione di terre rare, i dettagli rimangono scarsi.
Nonostante l’affermazione del presidente Trump secondo cui Xi ha accettato di riavviare il commercio di materiali a terre rare, il direttore del Consiglio economico nazionale della Casa Bianca, Kevin Hassett, ha osservato che il tasso di esportazione, sebbene aumentato, non ha raggiunto il livello concordato a Ginevra. Prima dei colloqui statunitensi, il Vicepremier He ha incontrato il Cancelliere del Regno Unito Rachel Reeves, sottolineando la continua cooperazione economica e finanziaria tra Cina e Regno Unito.
I piani della Cina per costruire una nuova ambasciata vicino al distretto finanziario della City di Londra avrebbero suscitato preoccupazioni negli Stati Uniti a causa della sua vicinanza a infrastrutture sensibili. Nel frattempo, il Regno Unito sta negoziando un accordo tariffario con gli Stati Uniti, con una scadenza del 9 luglio per evitare tasse più alte sulle esportazioni di acciaio britanniche.
Gli economisti avvertono che le politiche commerciali di Trump hanno un impatto negativo sulla crescita economica globale. L’OCSE ha ridotto le sue previsioni di crescita globale allo 2,9% dall’3,1%, citando l’aumento delle barriere commerciali. Dati recenti provenienti da Pechino hanno rivelato esportazioni cinesi inferiori alle attese (un aumento del 4,8%) e un calo significativo delle importazioni (-3,4%), peggiore del previsto.