Lun. Ago 4th, 2025
Scarpe Made in USA: Una Produzione Etica Possibile?

Keen, azienda calzaturiera a conduzione familiare, aprirà questo mese un nuovo stabilimento vicino a Louisville, Kentucky. Questo si allinea con la politica economica “America First”, simboleggiando una sperata rinascita manifatturiera.

Tuttavia, la nuova struttura di Keen presenta un quadro complesso della moderna produzione americana. Con solo 24 dipendenti, lo stabilimento si basa fortemente sull’automazione – robot sofisticati si occupano della fusione delle suole e della rifinitura dei materiali – evidenziando un cambiamento nei processi di produzione.

La produzione non è più principalmente intensiva in termini di manodopera, ma piuttosto un’impresa ad alta tecnologia, intensiva in capitale. Il COO di Keen, Hari Perumal, osserva che i costi del lavoro negli Stati Uniti sono significativamente più alti che in Asia, approssimativamente da 10 a 12 volte superiori.

Questa realtà ha spinto Keen a iniziare la produzione nazionale nel 2010 a causa dell’aumento dei costi in Cina, offrendo una certa protezione contro le attuali tariffe. Tuttavia, questa non è una semplice vittoria.

L’industria calzaturiera globale rimane profondamente interconnessa. L’Asia gestisce la stragrande maggioranza della produzione, con miliardi di scarpe importate annualmente negli Stati Uniti. L’investimento di Keen nell’automazione consente al suo stabilimento del Kentucky di operare con una frazione della forza lavoro estera.

Perumal sottolinea l’efficienza e l’economicità della produzione dello stabilimento, attribuendo ciò all’ampia automazione e alla progettazione del prodotto ottimizzata per l’automazione e i materiali.

Il ritorno della produzione in patria si confronta con sfide significative. Grandi marchi come Nike, Adidas e Under Armour hanno tentato investimenti simili in tecnologia di produzione negli Stati Uniti un decennio fa, fallendo in definitiva.

Keen attualmente assembla solo il 9% delle sue scarpe in patria, illustrando la complessità e la spesa della produzione su larga scala di calzature innovative. La storia della produzione americana è fatta di una crescita drammatica e di un successivo declino.

Nel dopoguerra, le fabbriche statunitensi impiegavano milioni di persone, costruendo una solida classe media. Tuttavia, la globalizzazione della fine del XX secolo ha spostato gran parte della produzione all’estero in cerca di costi del lavoro più bassi e regolamenti meno stringenti, colpendo il cuore industriale americano.

L’industria calzaturiera esemplifica questo cambiamento: circa il 99% delle vendite di scarpe negli Stati Uniti sono importazioni, prevalentemente da Cina, Vietnam e Indonesia. La produzione nazionale rappresenta circa l’1%.

Pepper Harward, CEO di Oka Brands, un produttore di scarpe statunitense, evidenzia le sfide legate all’approvvigionamento di materiali nazionali convenienti. Oka, che produce scarpe per marchi come New Balance e Ryka, si approvvigiona persino di materiali dalla catena di fornitura dell’industria automobilistica per trovare schiuma e PVC convenienti per le suole.

Per Keen e Oka, la produzione di scarpe in patria richiede investimenti e innovazione significativi. La domanda rimane se le politiche protezionistiche consentiranno una scala sufficiente. Harward ritiene che le tariffe, pur stimolando un certo interesse, non invertiranno completamente la tendenza.

Stima che anche con tariffe elevate e sostenute, solo circa il 6% della produzione potrebbe tornare negli Stati Uniti entro un decennio. Il piano a lungo termine di Keen, avviato oltre un decennio fa, si sta finalmente concretizzando, a testimonianza della pazienza di un’azienda a conduzione familiare.

Perumal spiega la capacità di Keen di effettuare investimenti a lungo termine grazie alla sua struttura privata e orientata ai valori, liberandola dalle pressioni dei risultati trimestrali.

Anche per i produttori nazionali esistenti, invertire decenni di globalizzazione è un ostacolo significativo. Il nuovo stabilimento di Keen non è un ritorno al passato, ma uno sguardo al futuro della produzione americana: un mix di tecnologia e tradizione.

Il magnate della tecnologia ha affermato che i suoi figli non avrebbero avuto accesso alla loro eredità per 30 anni.

L’annuncio arriva mentre Trump fa pressioni sulle grandi aziende tecnologiche per aumentare la produzione in America.

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