Il recente premio Orizzonti di Anuparna Roy al Festival del Cinema di Venezia per il suo debutto, “Songs of Forgotten Trees”, segna una pietra miliare significativa, in particolare per una donna con il suo background.
Il commovente discorso di accettazione di Roy ha sottolineato l’importanza del momento, poiché è diventata la prima regista indiana a vincere in una categoria che mette in luce le voci emergenti nel cinema indipendente globale.
Questo risultato è amplificato dalle umili origini di Roy in un remoto villaggio tribale nel distretto di Purulia, nel Bengala occidentale, un netto contrasto con l’opulenta cornice di Venezia.
Il Bengala ha una ricca storia di cineasti di fama mondiale, tra cui Ritwik Ghatak, Satyajit Ray e Mrinal Sen. Tuttavia, Roy, 31 anni, si è discostata da questo percorso, crescendo al di fuori dell’élite culturale di Calcutta e inizialmente intraprendendo un percorso di carriera convenzionale fatto di college seguito da un lavoro in un call center.
Roy ha spiegato in un’intervista su Zoom che questo era “un mezzo per la stabilità economica” e una fuga dalle pressioni sociali per sposarsi, ma alla fine ha portato a qualcosa di più.
Mentre lavorava a Delhi, vendendo software IT, ha incontrato studenti di cinema, scatenando una passione per il cinema. Roy ha diligentemente risparmiato i suoi guadagni per sei anni per autofinanziare il suo cortometraggio di debutto, “Run to the River”.
Dopo essersi trasferita a Mumbai, ha avvicinato Ranjan Singh, il produttore principale di “Songs of Forgotten Trees”, a una festa, chiedendogli direttamente se fosse interessato a produrre un “film del terzo mondo”.
Incuriosito dalla sua audacia, Singh ha invitato Roy a presentare la sua idea il giorno successivo. L’incontro è durato ore e, nel giro di pochi giorni, si è impegnato a finanziare il progetto.
Devota fan di “Gangs of Wasseypur” di Anurag Kashyap, Roy ha convinto Singh a mostrare il film a Kashyap, che successivamente lo ha approvato.
“Songs of Forgotten Trees”, ambientato a Mumbai, ritrae le vite di Thooya, un’aspirante attrice che lavora come escort, e Swetha, un’impiegata migrante di un call center. Condividono un appartamento di proprietà del benefattore di Thooya.
La loro convivenza si evolve in una relazione intima mentre affrontano il desiderio omosessuale e le esperienze condivise di emarginazione nel paesaggio urbano.
L’Hollywood Reporter ha descritto il film come “un ritratto angosciante di ciò che serve alle donne per sopravvivere” e una “storia lucida, sobria e commovente” di due giovani donne che trovano conforto l’una nell’altra.
Un’altra recensione ha elogiato l’esplorazione dell’alienazione urbana da parte di Roy con “notevole sottigliezza”, evidenziando il suo stile deliberato e osservativo che consente al “terreno emotivo” dei personaggi di emergere con chiarezza.
Roy, che è autodidatta, ha intenzionalmente evitato le convenzioni cinematografiche tradizionali, optando per riprese continue per catturare autenticamente i ritmi della vita dei suoi personaggi.
Il film è stato girato interamente nel suo appartamento, dove le attrici protagoniste hanno risieduto durante la produzione.
“Songs of Forgotten Trees” ha un profondo significato personale per Roy.
Originariamente concepito come un documentario, i personaggi centrali traggono ispirazione dalla relazione platonica ma intima tra la nonna di Roy e la sua figliastra.
Un altro personaggio, Jhumpa, è basato sull’amica d’infanzia di Roy, Jhuma Nath, della comunità Dalit, che si è sposata a 12 anni.
Roy ha dichiarato: “Il personale è politico. Il matrimonio di Jhuma Nath non è stata una decisione personale. Il governo incoraggiava i Dalit a sposarsi piuttosto che a istruirsi: questo è politico. Quando ero bambina, mi veniva dato riso in base al mio peso corporeo, mentre i ragazzi ricevevano libri: questo è politico”.
Roy cita la sua educazione nel mezzo della trasformazione economica dell’India, dove le comunità emarginate faticavano nei campi e nei cantieri, come una continua fonte di ispirazione.
“C’erano povertà e instabilità economica intorno a me. E risuono con le vite di queste persone.”
A Venezia, Roy ha usato la sua piattaforma per esprimere sostegno ai bambini di Gaza, mostrando le sue radici e le sue convinzioni politiche.
Ha commissionato un tradizionale saree fatto a mano che combinava elementi palestinesi e Purulia.
Il saree dipinto a mano presentava motivi bengalesi e i colori della bandiera palestinese sui suoi bordi.
Nonostante abbia subito critiche sui social media, difende il suo messaggio.
Roy ha affermato: “Userò la mia voce per parlare di tutto ciò che ci mette a disagio”.
I progetti futuri includono un sequel e potenzialmente un prequel di “Songs of Forgotten Trees”, con sceneggiature attualmente in fase di sviluppo.
Tuttavia, quando le è stato chiesto se avrebbe fatto un film commerciale, la sua risposta è stata un no definitivo.
“Non posso fare cinema zuccherato. Devo fare film che rappresentino il mondo in cui viviamo, anche se infastidiscono le persone.”
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