Gli scienziati hanno riportato prove convincenti che suggeriscono la presenza di un pianeta gigante gassoso all’interno del sistema stellare Alpha Centauri, il più vicino al nostro.
Situato a circa quattro anni e mezzo luce dalla Terra, questo pianeta potenzialmente inabitabile rappresenta un vicino celeste e potrebbe ospitare lune capaci di sostenere la vita.
Le indicazioni iniziali sono state identificate all’interno del sistema Alpha Centauri attraverso osservazioni effettuate dall’avanzato telescopio spaziale James Webb.
Sebbene il potenziale pianeta sia stato inizialmente rilevato l’anno scorso, osservazioni successive non sono riuscite a confermarne l’esistenza. Gli astronomi si stanno ora concentrando su rinnovati sforzi per verificarne definitivamente la presenza.
La scoperta è di particolare interesse per i ricercatori a causa delle somiglianze tra la stella ospite dell’esopianeta e il nostro Sole.
“Anche se quattro anni luce sono una distanza considerevole, rimane relativamente vicina nel contesto delle scale galattiche – essenzialmente nel nostro vicinato”, ha affermato la dott.ssa Carly Howett, professoressa associata di strumentazione spaziale presso l’Università di Oxford.
Ha aggiunto: “Il pianeta orbita attorno a una stella con caratteristiche simili al nostro Sole, esibendo temperatura e luminosità comparabili. Questo fattore ha implicazioni significative per la valutazione della potenziale abitabilità dei mondi all’interno di quel sistema.”
Si prevede che l’ipotetico pianeta assomigli a giganti gassosi come Saturno e Giove nel nostro sistema solare, caratterizzati da una fitta atmosfera gassosa.
Sebbene il pianeta stesso sia improbabile che supporti la vita, la possibilità di lune abitabili che lo orbitano rimane un argomento di indagine.
Le lune con superfici ghiacciate, simili a quelle che si trovano attorno a Giove e ad altri pianeti del nostro sistema solare, sono considerate potenziali candidate per ospitare la vita.
Missioni in corso, come Europa Clipper e Juice, sono attualmente dedicate all’esplorazione di questa possibilità.
A differenza delle posizioni remote di queste lune nel nostro sistema solare, il potenziale “nuovo” pianeta è situato relativamente vicino alla sua stella.
Le prove preliminari sono state ottenute tramite l’imaging diretto del telescopio spaziale James Webb, offrendo la più vicina approssimazione all’acquisizione di fotografie reali di oggetti celesti distanti.
“Ottenere queste osservazioni presenta sfide immense, anche con il telescopio spaziale più potente disponibile, a causa dell’estrema luminosità e vicinanza delle stelle, unite al loro rapido movimento nel cielo”, ha spiegato Charles Beichman del Jet Propulsion Laboratory della Nasa, co-primo autore delle recenti scoperte.
L’intensa luminosità emessa da queste stelle può sopraffare e oscurare gli oggetti vicini.
Questo fenomeno potrebbe spiegare perché il pianeta è stato inizialmente rilevato nell’agosto 2024, ma successivamente è sembrato svanire durante le osservazioni di follow-up.
“Il pianeta potrebbe essere stato posizionato dietro la stella o situato troppo vicino per essere distinguibile. La serendipità gioca un ruolo significativo”, ha suggerito la dott.ssa Howett.
Gli astronomi sono ora impegnati a raccogliere ulteriori prove dell’esistenza del pianeta. Sono fiduciosi che il prossimo telescopio Nasa, il Grace Roman Space Telescope, previsto per l’inizio delle operazioni nel 2027, contribuirà a questo sforzo.
Inoltre, le future osservazioni del telescopio spaziale James Webb, utilizzando tecniche di imaging spettrale, dovrebbero fornire approfondimenti sulla composizione del pianeta.
Ciò faciliterà la creazione di una rappresentazione più dettagliata del pianeta e una valutazione della potenziale abitabilità di eventuali lune che potrebbero orbitarlo.
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