Un giudice federale statunitense ha respinto una causa per diffamazione da 15 miliardi di dollari intentata da Donald Trump contro il New York Times, citando delle carenze nel deposito legale.
Il giudice distrettuale statunitense Steven Merryday, nella sua sentenza di venerdì, ha dichiarato che la causa di Trump non ha aderito a una norma federale che impone ai querelanti di fornire una “dichiarazione breve e chiara” che delinei le basi della loro rivendicazione.
Secondo il giudice, una denuncia legale non è una “piattaforma appropriata per inveire contro un avversario”. Ha concesso a Trump un periodo di 28 giorni per presentare una denuncia emendata.
Trump aveva segnalato la sua intenzione di citare in giudizio il New York Times all’inizio di questa settimana tramite un post su Truth Social, sostenendo che al giornale è stato “permesso di mentire, diffamare e denigrare liberamente me per troppo tempo”.
Un portavoce del Presidente Trump ha affermato che “continuerà a ritenere i Fake News responsabili attraverso questa potente causa contro il New York Times”, come riportato dal giornale, e ha indicato che il suo team legale rivedrà la denuncia per soddisfare le specifiche del giudice.
Il New York Times ha risposto all’inizio di questa settimana, affermando che la causa è priva di “merito”.
“Manca di qualsiasi rivendicazione legale legittima ed è invece un tentativo di soffocare e scoraggiare il giornalismo indipendente”, ha comunicato il giornale in una dichiarazione.
L’ordinanza del giudice Merryday di venerdì ha descritto la causa di Trump come “ripetitiva”, “superflua” e contenente accuse “fiorite”.
La causa di 85 pagine, depositata presso il tribunale federale di Tampa questa settimana, nomina anche Penguin Random House LLC, l’editore di un libro scritto da giornalisti del Times l’anno scorso, e accusa il giornale di agire come un “portavoce” per il Partito Democratico.
Il giudice Merryday ha affermato nella sua sentenza che, anche supponendo la veridicità delle accuse di Trump e interpretando la causa in modo “generoso e indulgente”, la sua struttura viola le regole del tribunale ed è “decisamente impropria e inammissibile”.
Né il Presidente Trump né i suoi rappresentanti legali hanno rilasciato una risposta alla decisione del giudice Merryday.
La causa emerge in un contesto di critiche rivolte all’amministrazione Trump, con gli oppositori che denunciano una repressione contro i media percepiti come sfavorevoli all’ex presidente.
Giovedì, Trump ha suggerito che a determinate reti televisive dovrebbero essere “revocate” le licenze di trasmissione in seguito alla sospensione da parte di ABC del conduttore televisivo di seconda serata Jimmy Kimmel, avvenuta poco dopo le minacce dell’amministrazione Trump.
La sospensione di Kimmel è seguita ai commenti che ha fatto riguardo al sospettato dell’omicidio di Charlie Kirk, affermando che i sostenitori di Trump avevano tentato di “caratterizzare questo ragazzo (il sospettato) come qualcosa di diverso da uno di loro”.
Altri conduttori televisivi di seconda serata hanno espresso sostegno a Kimmel, con Stephen Colbert che ha denunciato la sospensione come “censura sfacciata”.
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