Moody’s ha declassato il rating di credito degli Stati Uniti da AAA a Aa1, citando preoccupazioni per l’aumento del debito pubblico e le persistenti sfide fiscali.
Il declassamento riflette un trend decennale di aumento del debito pubblico e dei pagamenti di interessi, superiori ai livelli osservati in nazioni con rating simili. Questo segna la fine del rating AAA ininterrotto degli Stati Uniti da parte di Moody’s, uno status mantenuto dal 1917.
Un rating tripla A indica il massimo livello di affidabilità creditizia, indicando un’eccezionale salute finanziaria e capacità di rimborso del debito. La perdita di questo rating suggerisce un aumento del rischio di default e costi di finanziamento più elevati per il governo statunitense.
Moody’s aveva precedentemente avvertito della potenziale retrocessione nel 2023. Questa azione segue declassamenti simili da parte di Fitch Ratings (2023) e S&P Global Ratings (2011).
La dichiarazione di Moody’s sottolinea che gli Stati Uniti mantengono punti di forza economici significativi, tra cui le sue dimensioni, la resilienza e il ruolo del dollaro come valuta di riserva globale. Tuttavia, l’aumento previsto del debito federale a circa il 134% del PIL entro il 2035 dal 98% dello scorso anno ha alimentato la decisione.
La Casa Bianca ha risposto in modo critico, accusando Moody’s di non aver affrontato adeguatamente quella che ha definito “gestione finanziaria dissennata” negli ultimi quattro anni. La dichiarazione ha implicato una mancanza di obiettività nella valutazione di Moody’s.
Un rating di credito inferiore generalmente porta a costi di finanziamento più elevati per il governo. Moody’s prevede che il debito federale raggiungerà circa il 134% del PIL entro il 2035.
Il PIL, o Prodotto Interno Lordo, misura l’attività economica totale all’interno di un paese. La BBC ha contattato il Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti per un commento.
Il declassamento è coinciso con battute d’arresto per un importante disegno di legge sulla spesa al Congresso e segue la notizia della contrazione dell’economia statunitense dello 0,3% nel primo trimestre dell’anno, un’inversione significativa rispetto alla crescita del 2,4% del trimestre precedente.
Questa contrazione economica, secondo il Dipartimento del Commercio, è risultata da una diminuzione della spesa pubblica e da un aumento delle importazioni, guidato dall’accumulo di scorte pre-tariffarie da parte delle aziende.