Nella Guajira, Colombia, la comunità indigena Wayuu si trova al centro della transizione energetica rinnovabile del paese. Torreggianti turbine eoliche punteggiano ora il paesaggio, un netto contrasto con l’allevamento di capre, l’agricoltura e la pesca tradizionali che hanno definito la loro esistenza per secoli.
I potenti venti della Guajira ne hanno fatto un punto focale per la transizione della Colombia dai combustibili fossili. Tuttavia, questa ambizione verde presenta una sfida complessa, imponendo un confronto tra progresso economico e preservazione del patrimonio culturale e delle tradizioni radicate.
José Luis Iguarán, un residente Wayuu, descrive il profondo cambiamento: “Ti svegli e gli alberi sono spariti, sostituiti dalle turbine”. Il parco eolico Guajira 1, insieme ad altri quindici in costruzione e dozzine in programma, altera profondamente il paesaggio e il paesaggio sonoro familiare.
Il rumore notturno delle turbine interrompe la vita onirica del popolo Wayuu, un elemento cruciale del loro mondo spirituale dove avviene la comunicazione ancestrale. Questa interruzione culturale contrasta con i benefici tangibili, come infrastrutture migliorate, alloggi e acqua pulita, portati da Isagen, l’azienda colombiana che gestisce Guajira 1, una sussidiaria della canadese Brookfield.
I contributi finanziari di Isagen includono commissioni annuali, la condivisione dei ricavi e una parte delle vendite di crediti di carbonio, un sistema che Iguarán considera potenzialmente benefico per questa regione impoverita. Tuttavia, questa prospettiva non è universalmente condivisa.
Aaron Laguna, un pescatore Wayuu, sottolinea la natura divisiva di questi progetti. Evidenzia casi di negoziati opachi, indennizzi inadeguati, mancanza di rispetto culturale e accuse di corruzione. “Le cattive negoziazioni portano a risorse mal gestite”, afferma.
Joanna Barney di Indepaz, un think tank colombiano, sottolinea il presupposto errato che “verde” equivalga automaticamente a “buono”. Evidenzia l’assenza di un quadro giuridico solido per valutare gli impatti sociali e ambientali, ritenendo questi ultimi “incommensurabili”.
Le sfide sono evidenti nel ritiro dei principali attori internazionali. EDP Renováveis ed Enel hanno abbandonato i progetti citando l’insostenibilità economica, in parte a causa delle crescenti richieste delle comunità colpite e delle proteste persistenti. Lo stesso Guajira 1 ha subito interruzioni a causa di blocchi stradali, una forma comune di protesta nella Guajira.
Indepaz ha documentato violenze, inclusi attacchi contro i dipendenti delle aziende energetiche e conflitti inter-comunitari sulla posizione dei parchi eolici, un fenomeno che la Barney definisce “guerre del vento”. L’antropologo Wieldler Guerra evidenzia una fondamentale discrepanza di prospettive.
“Due mondi parlano senza capirsi”, osserva, sottolineando le visioni contrastanti del vento stesso. Per i Wayuu, i venti non sono un’entità singola, ma otto distinti esseri ancestrali che richiedono rispetto, mentre le aziende energetiche lo vedono solo come una risorsa.
Sebbene la matrice elettrica della Colombia sia relativamente pulita, la sua vulnerabilità alle fluttuazioni dell’idroelettrico richiede la diversificazione. Il vento fornisce attualmente solo lo 0,1% del mix energetico nazionale. AES Colombia, che sta costruendo il più grande cluster eolico del paese nella Guajira, riconosce i rischi di conflitto comunitario, sottolineando il dialogo aperto e un equo compenso.
Federico Echavarría, direttore generale di AES Colombia, sottolinea la necessità di un intervento governativo nella risoluzione dei conflitti. Laguna evidenzia il paradosso persistente di una comunità che potenzialmente genera energia pulita ma non vi ha accesso, dipendente dai generatori mentre l’output del parco eolico è destinato altrove.
La ricerca di energia pulita nella Guajira presenta quindi una complessa sfida etica e logistica, lasciando molti Wayuu apprensivi per il futuro nonostante la promessa di progresso ambientale. La domanda rimane: lo sviluppo economico e la preservazione culturale possono coesistere?