Martedì sera, durante la conferenza sul clima COP30 a Belém, in Brasile, dei manifestanti, brandendo cartelli con slogan come “Le nostre foreste non sono in vendita”, hanno violato i perimetri di sicurezza.
I giornalisti della BBC presenti sul posto hanno assistito al tentativo del personale di sicurezza delle Nazioni Unite di inseguire i dimostranti, mentre i soldati brasiliani ordinavano ai delegati di evacuare immediatamente i locali.
Le Nazioni Unite hanno riferito alla BBC News che l’incidente ha provocato lievi ferite a due membri del personale di sicurezza e danni limitati alla sede.
Filmati sui social media hanno mostrato manifestanti, apparentemente affiliati a gruppi indigeni e altri, che sventolavano bandiere con il logo di Juntos, un movimento giovanile brasiliano di sinistra.
Video che circolano online hanno mostrato manifestanti, alcuni in quelli che sembravano essere abiti tradizionali indigeni, entrare con la forza nella sede della COP30, cantando e forzando l’apertura delle porte prima di impegnarsi in scontri con il personale di sicurezza.
Secondo la dichiarazione dell’ONU alla BBC, i manifestanti hanno superato con successo le barriere di sicurezza iniziali, ma sono stati successivamente bloccati dall’avanzare ulteriormente all’interno del sito della conferenza.
L’agenzia di stampa Reuters ha citato una guardia di sicurezza che affermava di essere stata colpita alla testa da un tamburo presumibilmente lanciato da un manifestante.
Questa violazione della sicurezza rappresenta un evento insolito in una conferenza caratterizzata da protocolli rigorosi.
Le Nazioni Unite hanno dichiarato che sia le autorità brasiliane che quelle delle Nazioni Unite stanno attualmente conducendo indagini sull’incidente.
La COP30, ufficialmente in programma da lunedì 10 novembre a venerdì 21 novembre, ospita delegati provenienti da quasi 200 nazioni.
L’incontro di quest’anno segna il decimo anniversario dell’accordo di Parigi sul clima, in cui i paesi si sono impegnati a perseguire sforzi per limitare l’aumento delle temperature globali a 1,5°C.
Questa è la prima volta che il Brasile ospita la conferenza, con i colloqui che si tengono a Belém, situata alla periferia della foresta pluviale amazzonica.
La scelta della location è stata accolta con polemiche per vari motivi, in particolare a causa della presenza di residenti amazzonici, molti dei quali sono critici nei confronti del degrado ambientale derivante dai cambiamenti climatici e dalla deforestazione.
Il Brasile ha anche continuato a rilasciare nuove licenze per petrolio e gas, che, insieme al carbone, sono combustibili fossili e i principali motori del riscaldamento globale.
Un leader indigeno della comunità Tupinamba ha detto a Reuters: “Non possiamo mangiare soldi”, esprimendo scontento per lo sviluppo all’interno della foresta pluviale.
“Vogliamo le nostre terre libere da agroalimentare, esplorazione petrolifera, minatori illegali e taglialegna illegali”, ha affermato.
Gli incontri di quest’anno sono stati designati “la COP dei popoli indigeni”, con gli organizzatori brasiliani che si sono impegnati a dare la priorità all’inclusione delle voci indigene nelle discussioni.
Il ministro dei Popoli Indigeni del Brasile, Sonia Guajajara, ha salutato la COP30 come un evento “storico”, stimando che sarebbero stati presenti circa 3.000 indigeni provenienti da tutto il mondo.
Un rapporto delle Nazioni Unite pubblicato all’inizio di quest’anno ha indicato che le popolazioni indigene salvaguardano l’80% della biodiversità rimanente del pianeta, ma ricevono meno dell’uno percento dei finanziamenti internazionali per il clima.
Le comunità indigene sono colpite in modo sproporzionato dai cambiamenti climatici a causa della loro dipendenza dall’ambiente naturale e dalle sue risorse.
Il presidente brasiliano Luiz Inácio Lula da Silva ha dichiarato all’apertura del vertice che il mondo deve “sconfiggere” il negazionismo climatico e combattere la disinformazione.
Ha spiegato che la decisione di ospitare la COP30 a Belém era intesa a sottolineare il ruolo cruciale dell’Amazzonia nell’affrontare i cambiamenti climatici, aggiungendo che “la COP30 sarà la COP della verità” in un’era di “travisazione” e “rifiuto delle prove scientifiche”.
Secondo il presidente, il “bioma più diversificato della Terra” ospita quasi 50 milioni di persone, comprendendo 400 gruppi indigeni.
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Il mondo deve “sconfiggere” il negazionismo climatico e le fake news, ha detto il presidente brasiliano Lula da Silva al vertice delle Nazioni Unite sul clima.
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