Gio. Lug 3rd, 2025
Resti scheletrici antichi offrono nuove intuizioni sull’ascesa dell’antico Egitto.

“`html

Un’analisi del DNA di uno scheletro di 4.500 anni scoperto nella valle del Nilo sta fornendo nuove informazioni sullo sviluppo dell’antica civiltà egizia.

L’esame dei resti ha rivelato che circa un quinto del DNA dell’individuo proveniva da antenati residenti a 1.500 km di distanza in Mesopotamia, l’attuale Iraq, un’altra importante civiltà di quell’epoca.

Questa scoperta rappresenta la prima prova biologica di una connessione tra le due civiltà, potenzialmente illuminando come l’Egitto si sia evoluto da una raccolta di insediamenti agricoli disparati in uno degli imperi più potenti della storia.

La ricerca rafforza la teoria secondo cui l’emergere della scrittura e dell’agricoltura è stato facilitato dallo scambio di persone e idee tra queste due antiche società.

Il Prof. Pontus Skoglund del Francis Crick Institute di Londra, il ricercatore principale, ha osservato che la capacità di estrarre e analizzare il DNA da antichi resti promette di arricchire la nostra comprensione degli eventi e degli individui del passato, aggiungendo dettagli sfumati alle narrazioni storiche consolidate.

“L’integrazione di ulteriori dati del DNA con le informazioni archeologiche, culturali e testuali esistenti del periodo ha un immenso potenziale per far avanzare la nostra conoscenza”, ha affermato.

I resoconti storici, spesso scritti dall’élite, si concentrano principalmente sulla vita e sugli affari dei potenti.

Le metodologie biologiche offrono a storici e scienziati un nuovo mezzo per esaminare la storia dal punto di vista degli individui comuni.

Il campione di DNA è stato estratto da un osso situato nell’orecchio interno di un uomo sepolto a Nuwayrat, un villaggio situato 265 km a sud del Cairo.

La sua morte è avvenuta tra 4.500 e 4.800 anni fa, un periodo cruciale sia per l’Egitto che per la Mesopotamia. Le prove archeologiche suggeriscono che il contatto tra le due regioni potrebbe essere iniziato già 10.000 anni fa, in concomitanza con lo sviluppo dell’agricoltura e dell’addomesticamento degli animali in Mesopotamia.

Molti studiosi ipotizzano che questa trasformazione sociale e tecnologica possa aver influenzato sviluppi simili nell’antico Egitto, sebbene fino ad ora mancassero prove definitive di interazione.

Adeline Morez Jacobs, che ha analizzato i resti come parte della sua ricerca di dottorato presso la Liverpool John Moores University, ha sottolineato che questa scoperta fornisce la prima prova inequivocabile di una sostanziale migrazione e scambio di conoscenze tra i due principali centri di civiltà dell’epoca.

“Dato che entrambe le regioni stavano sviluppando i primi sistemi di scrittura, gli archeologi hanno a lungo sospettato il contatto e la trasmissione di idee. Ora abbiamo prove concrete a sostegno di questa teoria.”

“Le future analisi del DNA da antichi resti egizi potrebbero ulteriormente chiarire i tempi e l’entità di questo movimento dall’Asia occidentale.”

L’uomo fu sepolto in un vaso di ceramica all’interno di una tomba scavata in una collina. La sua sepoltura precede la pratica diffusa della mummificazione artificiale, che potrebbe aver contribuito alla conservazione del suo DNA.

Esaminando la composizione chimica dei suoi denti, i ricercatori sono stati in grado di determinare la sua dieta, suggerendo che probabilmente aveva trascorso i suoi anni formativi in Egitto.

L’indagine si è estesa oltre l’analisi del DNA.

Il Prof. Joel Irish della Liverpool John Moores University ha condotto un’approfondita analisi scheletrica per ricostruire la vita dell’individuo.

“L’obiettivo era capire chi fosse questa persona, accertare la sua età, statura, occupazione e personalizzare la narrazione piuttosto che trattarlo come un esemplare impersonale”, ha spiegato.

Gli indicatori scheletrici suggerivano un’età compresa tra 45 e 65 anni, con l’artrite che suggeriva l’estremità più avanzata della gamma. La sua altezza era di poco superiore a 1 metro e 57 cm, considerata bassa anche all’epoca.

Il Prof. Irish ha anche concluso che l’uomo era probabilmente un vasaio. L’osso allargato a forma di uncino alla base del suo cranio indicava frequenti sguardi verso il basso. Ossa ischiatiche espanse suggerivano lunghi periodi di seduta su superfici dure. Le sue braccia mostravano segni di movimenti ripetitivi avanti e indietro e i segni muscolari indicavano il sollevamento regolare di oggetti pesanti.

“Questo suggerisce una vita di duro lavoro”, ha osservato il professore.

Il Dr. Linus Girdland Flink ha spiegato che la disponibilità di questo particolare scheletro per lo studio è stata dovuta a una fortuita circostanza.

“Scavato nel 1902, fu donato al World Museum Liverpool e successivamente sopravvisse al Blitz, che distrusse la maggior parte dei resti umani nella loro collezione. Siamo stati ora in grado di ricostruire parte della storia di questo individuo, rivelando legami ancestrali con la Mezzaluna Fertile ed evidenziando l’entità della mescolanza intergruppi durante questo periodo”, ha detto.

La ricerca è stata pubblicata sulla rivista Nature.

Un test del DNA su un osso di un uomo vissuto 4.500 anni fa nella valle del Nilo ha fatto nuova luce sull’ascesa della civiltà egizia antica.

Un’analisi del suo scheletro mostra che un quinto del suo DNA proveniva da antenati vissuti a 1.500 km di distanza nell’altra grande civiltà dell’epoca, in Mesopotamia o nell’odierno Iraq.

È la prima prova biologica di legami tra le due civiltà e potrebbe aiutare a spiegare come l’Egitto si sia trasformato da una collezione disparata di comunità agricole a una delle civiltà più potenti della Terra.

I risultati danno nuovo peso all’opinione che la scrittura e l’agricoltura siano sorte attraverso lo scambio di persone e idee tra questi due antichi mondi.

Il progetto mira a mostrare individui neri influenti nel corso della storia.

Victor Works su Bolton Hall Road a Bradford potrebbe diventare appartamenti nei piani presentati al consiglio.

L’opera d’arte include un’esplorazione delle creazioni dell’universo, così come momenti storici chiave.

Coloro che vogliono saperne di più sull’incendio del 1675 potranno partecipare a un evento universitario.

Il forte collinare di Warbstow Bury sarà rilevato dal Cornwall Heritage Trust per essere preservato “per le generazioni future”.

“`